Mittwoch, 23. August 2017

Islamofobia: e se facessimo un passo all'indietro per capire ? 

Domanda semplice: da quando esiste quello che si definisce "fanatismo islamico", che con la tradizione islamica ha poco o nulla a che vedere: nella penisola Iberica Islam, cristianesimo e religione ebraica avevano potuto convivere per secoli fino alla "Reconquista" cattolica (cioè dei veri fondamentalisti, v. Inquisizione) cui seguí la cacciata di arabi ed ebrei ? 

Risposta: i primi fanatici della nostra epoca furono i cosiddetti "talibani", armati nel 1979 dagli USA (Operazione Cyclone), Jimmy Carter firmò il 3 luglio di quell'anno il primo pacchetto di 500.000 dollari per armare i talibani contro il governo filosovietico di Nur Muhammad Taraki. Costui fu costretto a chiedere aiuto all'Unione Sovietica, che infatti sei mesi dopo, il 25 dicembre dello stesso anno si vide a sua volta costretta ad inviare le prime truppe per evitare di avere al confine uno Stato in mano a fanatici fondamentalisti islamici. 
En passant, "talib" è "studente" in arabo, un termine che a sua volta significa "colui che pone domande"- da prendere ad esempio da parte di coloro che hanno solo risposte pronte ma non si fanno mai domande sui perché e sulle cause ed origine dei fatti sui quali tranciano giudizi. 

In tutto il Medio Oriente e Nord Africa c'erano governi più o meno dittatoriali ma non si contavano fanatici, non c'erano attentati con una media quotidiana di 20-30 morti come invece si assiste dal 2003 in poi. 
A nessuno viene in mente che il fanatismo potrebbe essere la risposta sbagliata ma indotta se non imposta dalle criminali aggressioni degli eserciti occidentali col falso pretesto di democratizzazione ma con la vera intenzione di rapinare le risorse naturali ? 

L'abbruttimento fanatico ed oscurantista indotto nei martoriati Paesi aggrediti trova allora il suo esatto pendant nella più becera xenofobia in Occidente e nella più stupida e servile noncuranza con cui senza batter ciglio i governanti dell' UE prendono ad esempio atto (piegandosi ai suoi voleri) della "nuova" strategia di Trump. 
Questa marionetta del Pentagono e dei poteri occulti (nella Casa Bianca ha probabilmente più autonomia la donna delle pulizie che il Presidente) senza rendersi conto del ridicolo implicito, strombazza di voler "combattere per vincere", quasi che finora gli USA e la NATO avessero combattuto per ... perdere ! E la sua strategia ridicola è "more of the same", cioè come prima più di prima. Fin troppo facile prevedere il risultato catastrofico.  

Dopo aver fatto terra bruciata in Irak, Libia, Siria, si ritorna dunque dove tutto è iniziato, in Afganistan. Finirà come in Vietnam: colà non serví lanciare più bombe che su tutta l'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, né bastò distruggere le foreste con la diossina, con le terribili conseguenze fino ai giorni nostri (bimbi che nascono orrendamente deformati) e per le quali gli USA non hanno pagato un solo centesimo di indennizzo). Nessuna forza di occupazione straniera è mai riuscita a colonizzare ed occupare stabilmente l'Afganistan. 

In Afganistan non ci sono foreste ma le montagne sono imprendibili, l'intero territorio è con ogni evidenza incontrollabile (lo prova il fatto che nel frattempo l'Afganistan è divenuto il maggior produttore di papaveri da oppio del mondo, nonostante la presenza di centinaia di migliaia di soldatesca occidentale. I generali lo sanno benissimo che non c'è la benché minima prospettiva di imporre un governo filo-occidentale finché un solo soldato straniero resterà in quel Paese. Se insistono è perché ormai sono pagati per fare le guerre e gli interessi dell'industria degli armamenti, indipendentemente dal risultato. La guerra nutre sè stessa ed ingrassa pochi miliardari sulla miseria e sulle indicibili sofferenze dei Paesi vittime di questa perfida strategia. 
Una sola cosa è certa: in Afganistan finirà o come in Vietnam o al peggio come la Guerra dei Trentanni.  

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