Dienstag, 27. März 2018

Originali e copie d’opere d’arte.

 Omaggio a Cornelius Gürlitt, il collezionista persegutato dalla polizia bavarese. 


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Il mio hobby di copista d’opere d’arte figurativa lo pratico scegliendo le opere secondo tre criteri: quadri che mi piacciono, dipinti famosi per particolari motivi (es. rubati o andati distrutti) o infine  opere legate a qualche fatto di cronaca concernente collezionisti e mercanti d’arte (es. quadri venduti alle aste per cifre esorbitanti). 
Attualmente a Berna è esposta una collezione molto particolare, di cui scrivo brevemente la storia, e fra i tanti dipinti mi ha particolarmente interessato un acquerello di Picasso del 1909: una natura morta apparentemente banale - frutti e bicchiere - ma eseguita con uno stile raramente ripetuto in altre opere, un accenno al passaggio all’astrazione (es. scomposizione del bicchiere) in contrasto con la rappresentazione realistica dei frutti  (dei quali tuttavia uno è già trattato con visione astratta).
La motivazione per la copia in questo caso deriva dalla particolarità dell’esposizione: opere che mai sarebbero arrivate al museo di Berna se non ci fosse stato l’incredibile ed ingiusto  accanimento giudiziario della polizia bavarese verso il collezionista. Qui la breve storia di questa persecuzione e la meritata risposta del collezionista alle autorità tedesche.

Il 28 febbraio 2012 a Monaco  una squadra di poliziotti forza la porta ed irrompe nell’appartamento di un collezionista d’arte ottantenne e gli sequestra circa 1500 quadri e disegni per un valore intorno ad un miliardo di euro (fra gli altri Picasso, Paul Cézanne, Édouard Manet, Claude Monet,  Henri Matisse, Ernst Ludwig Kirchner, Karl Schmidt Rottluff, Emil Nolde, Franz Marc, Max Beckmann). Subito viene  nominata una commissione di esperti (rivelativi poi inadeguati al compito) per determinare se si tratta di opere rubate ad ebrei durante il periodo nazista. Il malcapitato collezionista è un certo Cornelius Gürlitt, che ha ereditato i quadri da suo padre Hildebrand, un famoso mercante d’arte che era sì in contatto con i gerarchi nazisti, ma soprattutto acquistava i quadri eliminati dai musei poiché secondo la l’estetica nazista erano considerati “arte degenerata” ed erano destinati al rogo insieme ai libri  degli scrittori invisi al regime. Molti quadri e disegni ad esempio li acquistò da Goebbels, in qualche modo li salvò dalla distruzione.  
La stampa scandalistica nel febbraio 2012 si impadronisce della vicenda e dipinge il povero collezionista Gürlitt a tinte fosche, quasi come se si trattasse di un ricettatore di opere d’arte appartenute ad ebrei, insomma un volgare ladro se non un delinquente.
Il malcapitato morirà due anni dopo (era malato di cuore e la vicenda ha probabilmente accelerato la sua fine), senza poter riavere i suoi quadri, che possedeva regolarmente come venne dimostrato alla fine delle ricerche (la commissione venne sciolta dopo aver trovato unicamente cinque quadri di dubbia provenienza sui 1500 del corpus esaminato).
 Nemmeno il collezionista era esattamente al corrente della provenienza di tutti i quadri che aveva ricevuto in eredità, ma si era subito dichiarato disponibile a restituire ciò che fosse risultato di provenienza illecita. A nulla servì né la sua protestata innocenza né la promessa di collaborare  con la giustizia.  Ma prima di morire fece testamento … a favore del museo nazionale svizzero di Berna. Nessuno dei quadri doveva restare in Germania: un meritatissimo  schiaffo morale alle autorità che con un incredibile abuso di potere gli avevano illecitamente sequestrato i quadri.
E si noti, la stessa acribia nel ricercare i probabili proprietari spogliati durante il regime nazista non è mai stata messa in atto invece per le innumerevoli opere nei musei tedeschi. Due pesi e due misure. Dunque bene ha fatto il povero Cornelio Gürlitt a regalare alla Svizzera ciò che gli era stato sottratto falle autorità tedesche. 

La foto della riproduzione la metterò quando avrò imparato come si fa. Per ora la metto in Facebook.

  



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